Le elezioni Presidenziali 2005 (un riassunto personale, spero con pochi errori!)
Quando arrivai in Cile esattamente 6 anni orsono, il Paese era in piena campagna elettorale, con due contendenti, uno per ogni coalizione: Joaquín Lavín, per la
Alianza (centro – destra) e Ricardo Lagos, per la
Concertación (centro – sinistra).
All’epoca, nessuno dei due candidati ottenne la maggioranza assoluta quindi si andó a una seconda votazione (“segunda vuelta”), nel gennaio successivo, in cui per circa 180.000 voti di differenza vinse
Ricardo Lagos, l’attuale Presidente, il cui mandato finisce nel prossimo mese di Marzo.
Quest’anno, inizialmente la Concertación presentava due candidate donne, Soledad Alvear (della DC, Democracia Cristiana) e Michelle Bachelet (del PS, Partido Socialista), entrambe ministro nel governo di Lagos (degli Affari Esteri e della Difesa rispettivamente), mentre la Alianza presentava solamente Joaquín Lavín (che nel frattempo era stato alcalde – sindaco – di Santiago, il Comune più importante del Paese, dove peró ha fatto qualche gaffe di troppo, in particolare andare ad Haiti con 9 giornalisti e una vedette probabilmente per farsi pubblicitá, ma senza nessuna missione ufficiale e con i fondi del Comune...), per la UDI (Unión Democrata Independiente) mentre l’altro partito di destra (RN: Renovación Nacional) appoggiava la sua candidatura.
Verso luglio, Soledad Alvear ha deciso di ritirare la sua candidatura, rafforzando quindi la Concertación con la candidata unica Michelle Bachelet.
Qualche mese dopo, Sebastián Piñera, ricchissimo uomo d’affari di RN (una specie di Berlusconi, proprietario del canale di televisione Chilevisión, della compagnia aerea di bandiera LanChile e di varie altre imprese), ha sottratto il suo appoggio a Joaquín Lavín, presentandosi anche lui come candidato presidenziale.
E nel frattempo, un poco alla chetichella, si è presentato un altro candidato, comunista (del patto “Juntos podemos más”), Tomas Hirsch.
Si è cosí arrivati alle
elezioni di domenica 11 dicembre con questi 4 candidati.
Nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta quindi si va al
ripescaggio il 15 gennaio.
Michelle Bachelet ha ottenuto 45,95% dei voti,
Sebastián Piñera 25,41% (questi sono i due candidati che passano al secondo turno), Joaquín Lavín (l’eterno sconfitto) 23,22% e Tomas Hirsch 5,40%. Questo su 6,9 milioni di voti validi e su 99,32% dei seggi scrutinati.
Appena finite le elezioni Joaquín Lavín si è congratulato con Sebastián Piñera e sará il suo “generalissimo” per il proseguo della campagna elettorale, mentre Soledad Alvear lo sará di Michelle Bachelet.
Dal suo canto, Tomas Hirsch ha annunciato che lui personalmente voterá in bianco, suscitando discordanze tra i comunisti (e menomale che il patto si chiama “Juntos podemos más”!).
Adesso resta il dubbio del voto del 15 gennaio perché è molto probabile che chi aveva votato Lavín voterà Piñera, (mentre il contrario non sarebbe stato cosí ovvio) e resta pure un 12% del totale dei voti che sono nulli. In piú il 15 gennaio è periodo di vacanze e quindi è possibile che ci siano meno votanti.
E veniamo a un piccolo riassunto esecutivo di
come si vota qui in Cile: prima di tutto non è come da noi che a 18 anni automaticamente si entra nelle liste elettorali, qui è necessario iscriversi, arma a doppio taglio perché una volta iscrittosi è obbligatorio votare, a meno di non poter provare di stare a più di 200km dal proprio seggio elettorale o di avere un certificato medico, altrimenti multa.
I seggi (“mesas”) si costituiscono la mattina presto e sono aperti per circa 9 ore, o fino a che abbia votato l’ultimo avente diritto. Chi si occupa dei seggi non sono volontari bensí vengono estratti a sorte e non vengono remunerati, non gli si da nemmeno un bicchier d’acqua... chi non si presenta a scrutinare viene arrestato, e se mancano scrutinatori, chi va a votare la mattina presto rischia di essere gentilmente pregato a restare, pena l’arresto se si rifiuta.
Come in Italia, si vota nelle scuole, ma a differenza dall’Italia, ci sono sedi diverse per uomini e donne, e non solo schede di colore diverso (se avessero votato solamente donne sarebbe passato Joaquín Lavín al secondo turno!).
Un’altra cosa che volevo dire: in tutto questo trovo che l’attuale presidente, Ricardo Lagos, della Concertación, si è comportato ignobilmente (avrei opinato lo stesso se fosse stato dell’Alianza) appoggiando fortemente a Michelle Bachelet, mettendosi all’altezza di un presidente di un “país bananero” come potrebbe farlo un Hugo Chavez. Se uno è presidente di un paese, e come sempre lo dice lui (“presidente de todos los chilenos”) non si può permettere di appoggiare un candidato cosí schiettamente.
E finalmente aggiungo che oltre alle elezioni presidenziali si è votato anche per senatori e deputati, dove è stata vittoriosa la Concertación, ma al suo interno la DC ha perso molto.